I fattori psicosociali. Quali rischi sul lavoro?

Lo scorso aprile 2022 SIPLO e Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna hanno firmato un accordo di collaborazione per sottolineare l’importanza della psicologia del lavoro e delle organizzazioni nella promozione del benessere all’interno dei luoghi di lavoro.

Dagli atti del convegno AIAS (Associazione Italiana Ambiente e Sicurezza) organizzato con SIPLO E CNOP che si è tenuto ad aprile 2022 in occasione della recente normativa ISO 45003 sulla gestione dei fattori psicosociali, sono stati approfonditi alcuni temi sulla gestione di tali rischi;  la situazione pandemica e le incertezze dovute alla guerra in Ucraina in atto hanno inasprito e reso più marcati i rischi psicosociali tanto che stanno provocando importanti cambiamenti sociali e organizzativi.

Cosa sono i rischi psicosociali? Secondo l’European Union Information agency for occupational safety and health (EU-OSHA) questi rischi derivano da “inadeguate modalità di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro e da un contesto lavorativo mediocre e possono avere conseguenze psicologiche, fisiche e sociali negative, come stress, esaurimento o depressione connessi al lavoro”.

Alcuni esempi:

  • Carichi di lavoro eccessivi
  • Scarso coinvolgimento nei processi decisionali che riguardano i lavoratori
  • Gestione non adeguata dei cambiamenti organizzativi e/o precarietà del lavoro
  • Mancanza di chiarezza sui ruoli
  • Scarsa comunicazione o comunicazione inefficace
  • Mancanza di sostegno da colleghi e superiori
  • Molestie psicologiche e sessuali; violenza.

E’ importante non confondere i rischi psicosociali semplicemente con un carico di lavoro eccessivo. Questo infatti, se accompagnato dal giusto sostegno e da una buona preparazione e motivazione che spinge a utilizzare al meglio le proprie capacità, può essere corroborante e anche un fattore positivo. Quando un lavoratore è stressato e vive il carico di lavoro in termini negativi invece, significa che le richieste lavorative sono eccessive o più grandi della sue capacità di farvi fronte; ciò può portare a problemi di salute mentale (cefalee, ansia, attacchi di panico, irritabilità, disturbi della memoria, apatia, per citarne alcuni) e anche a gravi problemi di salute fisica come disturbi dell’apparato cardiocircolatorio, dell’apparato gastrointestinale, della sfera sessuale o dell’apparato muscolo scheletrico o disturbi del sonno.

Anche le organizzazioni e le imprese si “ammalano” a causa di rischi psicosociali trascurati. La scarsa redditività, l’assenteismo e l’aumento dei tassi di incidenti e di infortuni sono solo alcuni degli effetti negativi.

Un punto della situazione aggiornato ci viene mostrato dalla pubblicazione dell’ultima sintesi programmatica ESENER 2019 che presenta la sintesi dei principali risultati dell’indagine ESENER 2019 dalla quale emergono i fattori di rischio che riguardano più da vicino i luoghi di lavoro, il livello di coinvolgimento dei dipendenti nelle misure per affrontare questi problemi e le ragioni per le quali i luoghi di lavoro gestiscono o meno la sicurezza e la salute. Per la prima volta i risultati mostrano come la situazione sia cambiata rispetto alla precedente indagine del 2014, mettendo in luce come sia significativamente aumentato il rischio psicosociale, rispetto ai più tipici rischi muscolo scheletrico (MSD risk) in tutte le aree indagate e comunque i dati evidenziano un incremento degli indici di rischio in tutti i settori.

(ESENER- European Survey of Enterprises on New and Emargining Risks; http://osha.europa.eu/it/publications/esener-2019-policy-brief)

La ricerca mostra anche quali siano i fattori che rendono così difficile affrontare e gestire i rischi psicosociali sul posto di lavoro. E’ sconcertante notare che al primo posto c’è la riluttanza a parlare apertamente di queste questioni, seguita al secondo posto pari merito con la mancanza di consapevolezza tra i dirigenti e datori di lavoro e la mancanza di consapevolezza nello stesso staff su questi rischi.

E’ evidente come questi dati riportino in primo piano l’importanza di una adeguata formazione e prevenzione.  La salute è fisica e psicologica! La gestione dei rischi deve pertanto andare oltre alla sola misurazione: sono necessarie anche azioni formali volte a ridurre questi rischi e questo significa investire maggiormente nel monitoraggio dell’esito di tali azioni, non limitandosi alla compilazione di una banale check list. Esistono modelli e strumenti che vanno ben oltre il concetto di misurazione del rischio nudo e crudo e questi modelli (e l’uso  corretto che se ne fa da personale formato e competente) garantiscono risultati concreti e tangibili per le organizzazioni.


Articolo a cura della dott.ssa Elena Casoli
Psicologa psicoterapeuta a Reggio Emilia

Dott.ssa Elena Casoli
Psicologa e Psicoterapeuta

Reggio Emilia

Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione n. 5270
Laurea magistrale in psicologia nel 2004 presso l’Università degli Studi di Padova
P.I. 02432700355

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